La saggezza popolare ha insegnato a riconoscere che “non è tutto oro quello che luccica”. Una frase sicuramente significativa per quanto riguarda i suoi significati metaforici, ma che può adattarsi bene anche alla fisicità degli oggetti in oro. In questo caso, però, più che dire che “non è tutto oro”, è il caso di specificare che “non tutto è oro… puro“. Già, perché se quando si parla di gioielli, orologi, monete e quant’altro, si usa sempre lo stesso termine “oro”, in realtà ciò che viene indicato è qualcosa in cui l’oro è presente in determinate percentuali che non sono mai uguali al totale della materia in questione.
Scendendo più nel dettaglio, si deve sapere che l’oro puro è quello che si trova in natura e le cui caratteristiche peculiari sono un tipico colore giallo, un peso specifico molto elevato, una particolare tenerezza e grande malleabilità. Tutte caratteristiche che se da un lato consentono al prezioso elemento di essere facilmente lavorato, dall’altro lo rendono molto instabile e particolarmente usurabile. Per questo motivo, una volta estratto, l’oro puro lo si trova in genere unicamente sotto forma di pepite, pagliuzze o lingotti. Tutte le altre lavorazioni, a partire da quelle del campo della gioielleria, richiedono l’unione dell’oro ad altri metalli, così da formare leghe che garantiscano una maggiore resistenza meccanica.
Naturalmente, in base al metallo che viene associato all’oro ne risultano leghe dalle differenti caratteristiche. Il valore finale del gioiello o del prodotto in oro, dipenderà, quindi, dal metallo che viene associato e, soprattutto, dalla percentuale finale di oro puro presente. Questa percentuale è quella che definisce il “titolo” del prodotto, che può essere espresso in carati o in millesimi.
Il riferimento è sempre l’oro puro che, per convenzione, è definito a 24 carati o con un titolo di 999,9 millesimi. Per fare un esempio dei più comuni, almeno in Italia, un gioiello che sia a 18 carati, significa che è formato da 18 parti di oro sulle 24 del totale; il ché, tradotto in millesimi, significa un titolo di 750/000.
Per quanto riguarda la natura delle leghe, le più comuni sono quelle che utilizzano rame e argento, o in combinazione binaria di uno di essi con l’oro, o in combinazioni ternarie di tutti e tre gli elementi insieme.
In linea generale, l’utilizzo del rame aumenta la durezza dell’oro e ne scurisce il colore. L’argento, di contro, conferisce una netta diminuzione del colore ma non altera più di tanto le proprietà meccaniche dell’oro di partenza. In gioielleria si utilizzano spesso leghe come quelle alla base del cosiddetto oro rosa (composto da oro, argento e rame), oro verde (oro e argento in una percentuale del 25%), oro bianco (composto da oro e palladio oppure da oro e nichel).
Tutte queste tipologie di oro è detto oro “usato“ si differenziano dall’oro puro proprio per essere una lega di più metalli. Le quotazioni internazionali che regolano tutti gli scambi in oro, però, sono naturalmente fissate tenendo come riferimento l’oro puro. La procedura del cosiddetto “fixing” dell’oro viene fatta due volte al giorno a Londra, capitale mondiale dell’oro da ormai un secolo.
Chi fosse interessato a vendere o anche solo a ottenere una valutazione dei propri oggetti in oro, quindi, non può fare un riferimento assoluto a questo valore, ma lo deve rapportare ai carati dell’oggetto e alla sua composizione.
Per facilitare la valutazione, la cosa più comoda è il sistema di quotazione on line presente sul sito internet dei più importanti compro oro. Qui, inserendo semplicemente il peso dell’oggetto di cui si vuole avere una valutazione e la sua caratura, si può avere in tempo reale una quotazione aggiornata del valore dei propri gioielli o altri oggetti in oro. In base a questa valutazione, semplice da ottenere e immediata nel suo responso, chi è interessato può decidere se proseguire nella vendita o se oppure tenere ancora i propri oggetti in attesa che il mercato offra quotazioni migliori.
Si tenga conto, comunque, che la natura dell’oro è tale da rendere questo metallo nobile un ottimo investimento sia nel breve sia nel medio – lungo periodo: l’oro, infatti, è storicamente immune da discorsi legati a svalutazione e deflazione; inoltre, la domanda del mercato è generalmente sempre superiore all’offerta, fattore che rende sempre appetibile e vantaggioso rivendere il proprio oro anche a distanza di molti anni